« Sono
un poeta » disse a circa 65 anni.
Proprio in quel momento fissavo il suo
maglione. Cercavo buchi, segni di disfacimento e consumo. Se fosse la verità
quel che dice il suo maglione non dovrebbe essere in kashmire.
Cercavo un sogno nelle sue
parole che era ben presente nei miei pensieri.
Il sogno di una vita libera da
obblighi inutili ma schiavo di voglie essenziali da saziare. Un’esistenza,
forse diversa, senza le superflue voglie travestite da necessarie e tanto
convincenti da esserle.
Fisso i suoi occhi. Questa
società non paga poeti, i suoi veri accerrimi nemici. Essa remunera solo i suoi
impiegati. Nessuno realmente libero, e quindi poeta, esiste oggioggiorno.
La sua vita durerebbe il
battito di ali di una farfalla o poco più di 600 caratteri. Un tempo perso di
notte prima di una sana e lunga dormita che faccia dimenticare quel
meraviglioso maglione di Kashmire.
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