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martedì 16 aprile 2013

La libertà

Occhi spalancati e sorriso.
Comincia così la fine di quella sera con testa sopra una via illuminata e il buio del vento.
Come succedeva spesso, il tremolio era il ritmo della lancetta che non avevo, non conoscevo.
Forse non si dovrebbe conoscerla per aver un motivo per tremare. Forse il volo di quel gabbiano porta via con sé anche gli attimi con ancorate le paure. O forse no.
Casomai le paure sono solo il risultato dell'immobilismo. Vittime e carnefici. Vizi e circoli viziosi.
Facile dare la colpa a chi ha solo voce in capitolo. A chi non decide ma sceglie. A chi accarezza, bacia ma non ama.
Non è facile, piuttosto, cadere tra le braccia della libertà perchè non abbiamo fiducia dei suoi occhi verdi, del suo mutismo e dei suoi lunghi, soffici, lisci e profumati capelli nero pece.
Abbiamo fiducia nel passato di persone mai conosciute e di cui non abbiamo visto la reazione davanti ad un caffé offerto alle 7 di un lunedì mattina. Fiducia cieca in persone che non ci hanno mai raccontato i loro sogni morti in un cassetto. Soffocati dallo stesso killer che cammina ancora tra noi oggi.
Conoscerle quelle persone oggi non è più possibile ma ci si potrebbe ancora abbandonare ad un bacio amorevole ed un abbraccio a lei a cui non ci siamo ancora concessi.
A lei con i suoi occhi verdi e i suoi lunghi, soffici, lisci e profumati capelli nero pece.

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